TRADUTTORE

giovedì 28 febbraio 2013

TUPPERWARE!

Tupperware
Quando si dice il tempismo. Arrivo a casa un tardo pomeriggio e incrocio il corriere-centauro che mi porge un voluminoso sacchetto blu elettrico. Non riesco nemmeno a ringraziarlo, a salutarlo, che è già in groppa al suo metallico destriero e si allontana rombando. Non mi tolgo neppure il cappotto, tanta è la curiosità di sbirciare cosa mi hanno spedito. Sono venuta in contatto casualmente (grazie Destino!) con questa importante azienda che mi ha immediatamente concesso la sua fiducia spedendomi i suoi migliori articoli che renderanno più lieta la mia vita di novella food-blogger. Ecco quindi un tradizionale contenitore giallo ma la sua versatilità mi sta già accendendo la fantasia. Potrei usarlo come “schiscetta” per il pranzo in ufficio dell’amato con-sorte, oppure metterci le verdure avanzate. Ma lo vedo anche come recipiente di tutte le cianfrusaglie che tengo in cucina, alle quali non posso/voglio rinunciare. Dal sacchetto fa capolino anche un piccolo attrezzino rosso fuoco: è carino, sembra un giocattolo con questo cordino da tirare. Sicuramente è un affilatissimo taglia tutto. E poi? Cosa spunta qui? Cos’è questa boule azzurra? “Cuoci riso per microonde” leggo sulle istruzioni. Fantastico, mi metto subito all’opera!
Tupperware

martedì 26 febbraio 2013

I MUFFIN ALL'ARANCIO

Limoni

La cucina del blog posticino è divenuta ormai il mio regno, piccolo locale a me riservato, dove mi raggiunge mio figlio per mostrarmi orgoglioso la risoluzione di un problema di fisica particolarmente ostico, il con-sorte per regalarmi un abbraccio o per sottoporsi a “prove qualità” di quanto cuoce sui fornelli, ricevendo un bacio quale ricompensa, oppure la mia gatta vogliosa di qualche delizia extra croccantini.
Oggi pomeriggio, mentre fuori calano le tenebre, avverto fortemente la nostalgia di casa. Accendo il lettore CD e faccio partire la musica struggente che mi riporta tra rilievi dalle mille sfumature di verde, un cielo terso solcato dal volo di rapaci, liberi e fieri. Il suono della piccola campana di legno della chiesa che sorge accanto casa giunge nitido alle mie orecchie, quasi fossi davvero lì. Sento il profumo delle arance che entra dalla piccola finestra aperta, allungo una mano verso quei rami così rigogliosi da piegarsi sotto il peso dei frutti e ne colgo uno, sfericamente perfetto, dalla buccia lucida e priva di qualunque artificio chimico. 
Muffin all'Arancio
 
Ho deciso: preparerò dei muffin per i miei golosissimi uomini, sempre disponibili a concedersi un dolcetto a fine pasto. Mescolo in una ciotola 180 gr di farina e 20 gr di fecola, ½ bustina di lievito, 100 gr di zucchero, 1 cucchiaino di zenzero in polvere, 1 cucchiaino di cannella e la scorza grattugiata dell’arancia. In un'altra ciotola impasto gli ingredienti liquidi: 1 uovo, 40 ml di olio e il succo dell'arancia. Ho riempito gli stampini al silicone per muffin fino a 3/4 e ho infornato per 15-20 minuti a 180°.
Con questa ricetta partecipo al contest di Una Fetta Di Paradiso "Dolci Agrumati”
 E al contest di Cuoca per Caso “MuffinIdea, il contest”




lunedì 25 febbraio 2013

RAVIOLI DI ZUCCA PER UNA CENA VELOCE

Ravioli di Zucca
Lacrime. Le sento riempirmi gli occhi mentre varco la soglia e il cuore mi batte all'impazzata. Sono all'interno della Cappella degli Scrovegni, a Padova. La campanella annuncia troppo presto la fine della visita, la voce stentorea della guida ci invita a uscire. Lacrime. Le sento scendere e rigarmi le guance, nere come quelle che dipingeva Giotto sul volto delle madri nella “Strage degli Innocenti”. Quindici minuti non sono sufficienti, i miei occhi non sono abbastanza grandi per vedere tutto, per assimilare ogni cosa. 
Affresco a Santa Giustina
Lasciatemi qui, voglio sdraiarmi sul pavimento duro e perdermi in questo cielo tempestato di stelle ardenti. Non posso uscire, ho bisogno di osservare, in religioso silenzio, il talento di un uomo tramutato in arte. La mia anima assetata di conoscenza si aggrappa alle pareti secolari, ai legni consunti, agli sguardi bizantini. Vengo accecata dal sole che splende all'esterno, il con-sorte comprende la mia disperazione e mi conduce a spasso per questa città ancora tutta da scoprire. 
Portici
Rimango affascinata dagli innumerevoli portici, dalle enormi piazze, dal verde di Prato delle Valli. Gli affreschi di Santa Giustina sono più accessibili rispetto a quelli della Basilica del Santo. Non paghi di tanta bellezza giunti in Piazza Duomo decidiamo di visitare la mostra dedicata a Pietro Bembo. Passo dopo passo è giunta sera, l'ora di rientrare. Siamo stanchi ma l'appetito è tanto! Per fortuna ho sempre in frigorifero una confezione di ravioli di zucca, i nostri preferiti. Il tempo di una doccia veloce e sono cotti; li condisco con burro fuso, salvia e una cucchiaiata di salsa di mostarda. La notte ci coglie ancora svegli, chini sui libri dedicati a Giotto e al Cardinale che riaccendono le emozioni della giornata. Con. 
Canton delle Busie

Fontana a Prato delle Valli

Lampione a Prato delle Valli

 

venerdì 22 febbraio 2013

FARFALLE FUCSIA

Aspetto e aspetto. Il sole cerca di superare la barriera del vetro opacizzato dal respiro di troppi visitatori. Aspetto e aspetto. Medici, infermiere, pazienti transitano in questo corridoio troppo affollato per le sedie messe a disposizione.  Aspetto e aspetto ma non è mai il mio turno. Abbasso gli occhi sul libro portato da casa per superare la noia ma non riesco a concentrarmi. Vengo distratta dall’infermiera che chiama l’ennesimo paziente ma non me. Porta una divisa pantalone rigorosamente bianca profilata lungo il collo con una fettuccia fucsia. Ai piedi, invece dei regolamentari sandali sanitari bianchi, porta dei “crocs” di plastica fucsia, chissà dove li avrà trovati di questa sfumatura, a fare pendant con il bordo della sua casacca. Il via vai delle persone cattura la mia attenzione. Non posso fare a meno di notare che tutte le infermiere di questo reparto, anche quelle più attempate, hanno adottato la medesima soluzione: sandali di plastica in tinta con il bordo della divisa! Chi li ha blu, chi verdi, chi gialli. Sto ancora sorridendo per questa lieve frivolezza che illumina il buio corridoio e sento chiamare il mio nome. Dopo la visita, mentre torno a casa, penso a quell’infermiera grande e grossa quanto un armadio, ma dolce e disponibile al dialogo che mi ha messo a mio agio in attesa del medico.

Farfalle Fuscia

È a lei che dedico le farfalle fuscia di stasera, preparate secondo la ricetta del grande Ugo Tognazzi. Ho stufato una cipolla bianca tagliata a fettine con 4 cucchiai di olio e un po’ di vino bianco. Ho aggiunto 2 barbabietole cotte tagliate a cubetti e ho aggiustato di sale e pepe. Ho messo tutto nel mixer e ho frullato con un po’ di panna, fino a ottenere il giusto colore fucsia. Ho rovesciato il composto in padella, vi ho versato il succo di mezzo limone e 3 cucchiaiate di grana. Nel frattempo ho cotto al dente 300 gr di pasta formato farfalle, le ho scolate e le ho spadellate per qualche minuto con il sugo di barbabietole, evitando di farle asciugare troppo. 
E il medico? Da sotto il camice un po' sbottonato si intravedeva una camicia bianca e lilla a quadretti piccolissimi e una cravatta in tinta unita. Lilla, ovviamente. Uscendo non ho potuto evitare di lanciare uno sguardo ai suoi piedi: fortunatamente (o no?) calzava un paio di normalissime, rigorosissime, scarpe di pelle marrone. Con.

mercoledì 20 febbraio 2013

TORTA ALLO JOGURTH

Torta allo Jogurth
I nuovi orari di lavoro mi stanno divorando la vita e la mente. Vivo costruendo un futuro dai contorni ancora poco definiti, incatenata a obblighi e doveri che lasciano poco spazio alla fantasia. L’attesa corrode e non mi lascia godere appieno il presente. Torno a casa di corsa, trascorro metà del tragitto pensando a quello che mi è rimasto sulla scrivania, l’altra metà elencandomi gli impegni del resto della giornata. L’ansia da prestazione mi assale, come conciliare ogni cosa e, per giunta, portare tutto a termine senza il minimo errore? Per fortuna al mio rientro vengo accolta dalle fusa della mia gatta e da un caldissimo abbraccio del mio “bambino” che si accorge immediatamente della mia stanchezza. Per sollevarmi il morale mi racconta gli ultimi aneddoti della sua vita scolastica, mi confida le sue aspettative per il prossimo torneo, si infila un grembiule e mi segue in cucina. “Dai mamma, stasera ti preparo una torta”. E io sorrido, beata, guardando il mio piccolo-grande uomo che si prende cura di me, a modo suo. Con le sue manone già così grandi dispone sul tavolo tutti gli ingredienti: un vasetto di jogurth al naturale, farina, zucchero, uova, olio e lievito. Senza ricorrere alla scaletta che uso sempre io per arrivare agli ripiani più alti prende una ciotola, ci mette il vasetto di jogurth e con quello misura 3 vasetti di farina, 2 di zucchero, 1 di olio, 2 uova e una bustina di lievito vanigliato. Mescola il tutto energicamente e lo rovescia in una teglia rivestita di carta forno. Per rendere più golosa la torta la cosparge di cioccolato fondente tagliato a pezzettini e poi la inforna a 180° per 35 minuti. Soffice, profumata, deliziosa. Ecco la mia therapy: l’amore di mio figlio che rende speciale una velocissima cake.
Con questa ricetta partecipo al contest “Cake Therapy …rimedi naturali allo stress” di Valy Cake and



http://valycakeand.blogspot.it/2013/02/cake-therapy-rimedi-naturali-allo.html


lunedì 18 febbraio 2013

MARMELLATA DI ARANCE

 
Marmellata di Arance. La mia!

La giornata è stata fitta di eventi, tra cui anche il consueto girone del torneo di tennis. Tutto è andato per il meglio; rientrati in casa siamo stati accolti dal tepore del camino in cui ardevano ancora le braci di un grosso ciocco di legno. Il profumo della legna e della pizza che stava lievitando ci ha solleticato le narici e resi particolarmente euforici. Ho colto l'energia positiva del momento e, senza indugiare oltre, ho iniziato a pelare al vivo le ultime arance raccolte nel mio giardino. Volevo ritentare l’esperimento marmellata! Alla fine ho pesato le arance sbucciate: erano circa un chilo e mezzo. Le ho tagliate a cubetti di circa un centimetro e le ho messe in una pentola, ci ho versato circa 150 gr di zucchero di canna e la scorza grattugiata della metà delle arance pelate. Ho acceso il fuoco e, per far addensare la marmellata, ho aggiunto una mela, sbucciata e tagliata a  piccoli pezzettini. Ho cotto per quasi due ore, a fuoco lento, mescolando ogni tanto il liquido gorgogliante. Non c'è stato bisogno di frullare: le arance e le mele si sono disfatte in cottura, regalando la perfetta consistenza alla mia prima marmellata. Buona, profumata, dolce al punto giusto. Tre vasetti, uno a testa!

Tre vasetti di Marmellata

giovedì 14 febbraio 2013

TORTA DI RICOTTA E UVETTA

Torta Ricotta e Uvetta
Come ogni volta l’avevano preannunciata su tutti i canali televisivi, ogni emittente radiofonica ha sbandierato preavvisi di allerta, dalla rete la protezione civile ha diramato i suoi proclami. Ed eccola ancora la candida, amata dai bambini/odiata dai pendolari, neve. E’ caduta silenziosa durante la notte e per tutto il giorno si è lasciata scivolare dal cielo. Porta con sé aria pulita e malumori degli automobilisti, rami appesantiti e voglia di leggerezza, cieli bianchi e cuori palpitanti per l’imminente di San Valentino. Quante ragazze aspettano questa giornata per ricevere “la” dichiarazione? Quanti uomini fingono di dimenticare la ricorrenza per poi fare impazzire di gioia la loro donna con un regalo unico? Noi preferiamo non festeggiare in date obbligate, l’ho già detto, ma stasera è comunque degna di essere celebrata, come ogni giorno da che ci amiamo. Mi piace coccolare i miei amori con un dolce a fine pasto, e stasera ci vuole qualcosa di speciale, con l’ingrediente prediletto: la ricotta.
Fetta di torta di ricotta e uvetta
Ho preparato la pasta frolla tradizionale con 250 gr di farina, 100 gr di zucchero, 100 gr di burro, 1 uovo, 1 vanillina, la scorza grattugiata di un limone e 1 pizzico di sale. Ho impastato gli ingredienti formando un panetto che ho lasciato riposare in frigorifero per un’ora. Nel frattempo ho messo una manciata di uvetta in una tazza con del marsala. A parte ho mescolato 250 gr di ricotta, con 2 rossi d’uovo; ho aggiunto 100 gr di zucchero, la scorza grattugiata di 1 limone, 1 vanillina. Ho poi profumato con un pizzico di cannella; per ultimo ho aggiunto l’uvetta ammollata e strizzata e i due bianchi montati a neve fermissima. Ho ripreso il panetto di pasta frolla e l’ho steso in una teglia da 23 cm, rivestita di carta forno, bagnata e strizzata. Ci ho poi versato dentro il ripieno preparato e ho cotto in forno a 180° per 45 minuti. Quando la torta è stata fredda l'ho cosparsa di zucchero a velo.
Con questa ricetta partecipo al contest Happy Valentine de Il Molino Chiavazza

martedì 12 febbraio 2013

CHIACCHIERE DI CARNEVALE

Chiacchiere di Carnevale....
Le esalazioni dalla cucina ti aggrediscono appena varchi la soglia di casa. Quell'odore ristagna nell'aria per giorni, nonostante le finestre tenute aperte ore e ore. Quel leggero aroma si insinua nei tessuti e nella pelle. Nonostante tutto l'amore che provo verso i miei golosissimi uomini in questo caso non riesco ad accontentarli. E' Carnevale, desiderano le tradizionali chiacchiere ma non posso: friggere non è nelle mie corde. Sarebbe una violenza su di me, e verso di loro, se penso a tutto il colesterolo che attecchirebbe nelle loro arterie.  Accontentarli però è possibile: prendo la ricetta della mamma e cuocio i dolcetti al forno! Ho messo in una ciotola 300 gr di farina 00, ho aggiunto la buccia grattugiata di un limone, 2 uova intere, 60 gr di burro morbido e 60 gr di zucchero. Dopo aver lavorato un po' gli ingredienti ho aggiunto tre cucchiai di ouzo (liquore all'anice, mia mamma usava il “sassolino”. Esisterà ancora?) e la vanillina. Ho formato un panetto morbido e con l'aiuto di un mattarello ho tirato delle strisce ben sottili che ho poi tagliato nelle forme tipiche. Tra i miei attrezzi di cucina non figura un tagliapasta con rotella dentellata per cui i bordi delle mie chiacchiere sono venuti lisci. Ho disposto le forme su una placca rivestita di carta forno e le ho cotte per 10 minuti a 180°, dopo averle spennellate con un po' di latte. Quando  si sono intiepidite le ho coperte di zucchero a velo e portate in tavola. Success!!! 
...cotte in forno!

lunedì 11 febbraio 2013

PALLINE DI FINOCCHI

Ci sono persone che si credono perfette e, dall’alto della loro autorevole condizione, dispensano amorevoli consigli su come vestirti, truccarti, comportarti, parlare. Non sono consigli, sono giudizi, affilati come coltelli. Dovrei pensare alle conquiste realizzate, a quanto sto bene con i miei amori, al futuro che mi attende. Ma certe lame fanno male, soprattutto se toccano nervi scoperti, se feriscono punti ancora sanguinanti. “Trova gioia in ogni cosa decidi di fare. Ogni lavoro, relazione, casa...è tua responsabilità amarlo o cambiarlo.” Chuck Palahniuk
Le persone non cambiano e io non ho alternative: devo solo accettare, in attesa che questo strazio abbia presto termine.

Palline di Finocchi

Almeno in cucina riesco ad operare la magia di amare e far amare ingredienti che normalmente vengono aborriti. Per esempio il finocchio, che mio figlio non riesce nemmeno ad annusare. Ho lessato circa 800 gr di finocchi puliti, li ho frullati e lasciati in un colino a perdere tutto il liquido. Ho fatto saltare in un tegamino 80 gr di pancetta (che lui adora) a fuoco bassissimo. In una ciotola ho amalgamato  i finocchi con 150 gr di pane ammollato nel latte, un po’ di prezzemolo, 80 gr di formaggio grattugiato, la pancetta con tutto il suo sughetto di cottura, un po’ di aglio in polvere e ho aggiustato di sale e pepe. Ho formato delle palline, le ho ripassate nel pangrattato e adagiate le su una placca rivestita di carta forno.  Ho dato un giro d’olio e le ho cotte in forno a 200° per circa 20’. Il tato non amerà mai i finocchi, basta cambiarli, e camuffarli: siamo a carnevale!

venerdì 8 febbraio 2013

UN CUORE DI RISOTTO

Non chiedo mai ai miei amori cosa desiderano per cena, piuttosto sono loro ad affacciarsi alla porta della cucina per chiedermi: “cosa ci prepari di buono stasera?”
Mi piace spadellare con un sottofondo musicale, muovermi tra i fornelli canticchiando, accorgermi che il con-sorte mi sta guardando appoggiato alla porta con un sorriso sornione. Solitamente mi abbraccia e tra un bacio e l’altro ne approfitta per assaggiare direttamente dalla padella. Oppure spunta il figliolo, adolescente dotato di voracissimo stomaco, che allunga le mani verso il frigorifero in cerca di uno spuntino rompi-digiuno e per distrarmi mi racconta le ultime novità della sua vita di liceale. So che i miei due uomini amano particolarmente i primi per cui stasera li accontenterò con un bel risotto con salsiccia.
Un cuore di risotto
Per prima cosa faccio stufare mezza cipolla bionda con un po’ di olio evo e un mestolo di brodo caldo. Poi aggiungo della salsiccia a nastro spellata e ridotta in pezzetti e la faccio saltare qualche minuto con il riso. Aggiungo un bel bicchiere di vino rosso e lo faccio sfumare; poi porto a cottura il riso con del buon brodo di carne. Verso la fine aggiungo del prezzemolo tritato e una generosa spolverata di parmigiano grattugiato. Se il riso fosse troppo asciutto aggiungo ancora un filo di brodo e lascio insaporire a fiamma spenta.
E per dimostrare loro tutto il mio amore ecco un bel cuore di parmigiano, caldo e croccante.
Con questa ricetta partecipo al contest “La cucina del cuore” del blog L'aroma del caffè

martedì 5 febbraio 2013

BRUTTI MA BRIGIDINI


Brutti ma brigidini

Ormai mi sento “Vitizzata”, ossia sento l'influenza del nostro amico Vito a chilometri e a settimane di distanza. Come raccontavo qualche tempo fa, Vito ha una dote incredibile nel creare dolci deliziosi ma altrettanto irripetibili. Non segue mai una ricetta, le inventa. A seconda di quello che trova in frigorifero, seguendo la stagione e quello che offre il suo giardino. Ho sempre ammirato questa sua capacità di muoversi liberamente tra gli ingredienti, scatenando la fantasia e deliziando il palato. Soprattutto per la preparazione dei dolci io sono molto più ligia alle ricette, peso al grammo, cuocio al secondo. Ultimamente però tendo a “personalizzare”, lasciandomi ispirare più che altro dai desideri del mio stomaco. E Vito è un grande stimolo, oltre che un ottimo cuoco. Qualche settimana fa un cliente mi ha regalato un sacchetto di “brigidini”, biscotti sottilissimi al gusto di anice che però non hanno riscosso grande successo tra i miei uomini. Ho quindi deciso di riutilizzarli, camuffandoli, e ho preparato dei biscotti tipo Brutti ma Buoni.


Appena sfornati!

Ho lasciato i brigidini nel loro sacchetto e con un pesta bistecche li ho ridotti in briciole non troppo piccole. Li ho poi messi in una ciotola (erano circa 160 gr) aggiungendo 250 gr di farina 00, mezza bustina di lievito, 100 gr di zucchero semolato, 1 uovo, 50 gr di olio, la scorza e il succo di un'arancia nel quale ho ammorbidito una manciata di uvetta. Con l'impasto ho preparato delle mini polpettine che ho disposto su una teglia rivestita di carta forno e le ho cotte per 16-18 minuti a 180°. L'aroma di anice si è stemperato grazie all'arancia ma ha comunque donato un tocco particolare ai biscottini. Che sono andati a ruba! So che non li preparerò mai più a meno che quel cliente gentile  me ne porti un'altra confezione, ma è un piacere condividere un successo!

lunedì 4 febbraio 2013

IL BRANZINO DI SAN VALENTINO

Sera di San Valentino, ristorante in centro città, affollatissimo e rumoroso. Una tavolata di giovani coppie, troppo chiassose e volgari. Al tavolo accanto due coniugi non troppo in là con gli anni ma evidentemente già “rodati” tengono le pupille incollate ai loro piatti, già pericolosamente vuoti. L'animatore della serata invita tutti a un brindisi e i due fanno cin cin spostando lo sguardo sulle reciproche orecchie pur di non scambiarsi un'occhiata. Già visto, già dato, un'altra vita. Ora ci siamo noi che non amiamo festeggiare in date “obbligate” ma quando ne abbiamo voglia, il nostro anniversario o tutti giorni. Ecco perché, in anticipo sul fatidico 14 febbraio, decido di coccolarci con una cena speciale: apparecchierò la tavola con una tovaglia romantica, accenderò le mie amate candeline, preparerò uno dei nostri piatti preferiti: il branzino al forno.
Branzino al forno
Dopo aver eviscerato i pesci li lavo e li asciugo. Li adagio su una placca da forno rivestita di carta di alluminio; ne cospargo l'interno di sale e profumo con un po' di scorza di arancia grattugiata e basilico essiccato. Taglio alcuni pomodorini a metà e li dispongo sopra i branzini, irrorando con un giro del nostro olio. Chiudo la carta di alluminio formando un cartoccio e inforno per 20 minuti a 200°. Mentre i pesci cuociono ho tutto il tempo di farmi una bella doccia, cospargermi di crema idratante e profumata, rinfrescarmi il trucco, cambiarmi d'abito. La tavola è pronta, il profumo si diffonde dalla cucina e accoglie il mio uomo al suo rientro.  Ecco la nostra serata, che rende speciale un giorno qualunque. Questa è la mia ricetta del cuore per … L'arcobaleno di Sara

venerdì 1 febbraio 2013

PASTA E FAGIOLI CHIARA'S STYLE

Mi abbracciavi e asciugavi le mie lacrime di donna tradita dalla vita. Ascoltavi per ore i miei sfoghi, monotematici: mai un rimprovero o una condanna. Hai elargito consigli e strategie, perorato le mie cause, offerto la tua casa e i tuoi affetti. Con la morte nel cuore abbiamo entrambe brigato perché la tua vita diventasse meno faticosa, allontanandoti da qui. Adesso so che vivi meglio e ciò consola il mio cuore lasciato in balia di questa orda famelica. Anche ritagliarci una breve pausa pranzo diventa fonte di pettegolezzi e invidie, ci nascondiamo in baretti di periferia, dietro paraventi non abbastanza scuri per proteggere il nostro reciproco abbandono.
Torno a casa la sera portando nelle orecchie la tua risata argentina, il ricordo dei tuoi occhi sottolineati da un trucco sapiente, il tuo profumo delicato mi riporta alla nostra scrivania condivisa di qualche anno fa.
Ho aperto il ricettario del blog-posticino alla pagina “Chiara’s Style” e ho pescato la mitica Pasta&Fagioli, preparata secondo i tuoi dettami di cuoca provetta.

Pasta e Fagioli Chiara's Style

Far soffriggere l’aglio (anche in polvere) nell’olio, aggiungere una scatola di fagioli scolati e un po’ di concentrato di pomodoro. Aggiungere un po’ d’acqua (o brodo) e cuocere per 20 minuti. Poi buttare la pasta (tipo ditalini o gramigna – circa due cucchiai a testa) e cuocere come un risotto aggiungendo acqua (o brodo) un po’ per volta. A fine cotture mantecare con un po’ di burro e aggiungere il prezzemolo. Servire nei piatti con un giro d’olio crudo. Buonissima!

Ancora una volta: grazie Chiara, amica mia.