Oggi decidi per una pausa pranzo alternativa.
Complice anche la giornata tiepida ti accomodi all’aperto su una poltroncina di
quella deliziosa caffetteria sotto i portici. Ordini un toast e una tisana al
finocchio (che bello, non ti guardano strano!) e accendi il tablet. Non hai
ancora aperto la pagina del tuo blog che già l’ordinazione è sul tavolo. La
titolare si intrattiene chiedendoti come ti trovi nella nuova sede, se ti piace
il paese, se incontri tanto traffico…Dopo qualche minuto riesci ad affondare i denti nel pane, ormai
poco croccante e anche un po’ freddino ma ti consoli dicendoti che le relazioni
sociali sono importanti! “Buongiorno signora A! Ha visto che bella giornata?”
La signora Ebe, carica
di sporte, si siede al tuo tavolo per riprendere fiato e intanto ti racconta
che una volta, proprio dove adesso prospera questo locale, c’era una drogheria.
E di fronte “lì davanti due ghè (dove
c’è) la farmacia? Lì ghera el prestiné
(lì c’era il panettiere)”. Mentre ti invita a mangiare “se no el vegna frech” (altrimenti viene freddo) ti racconta
aneddoti della sua gioventù. Ha iniziato a lavorare giovanissima, partiva dal
paesello e arrivava fino a Milano dove era segretaria in uno studio notarile.
Ha studiato la Ebe, era l’unica tra le sue amiche ad aver conseguito la licenza
media. Ti confessa che si è sposata giovanissima perché già gravida ma che ha
sempre detto al mondo che il figliolo (el
farmacista, dichiara con orgoglio!) è nato settimino.
BISCOTTI
AL MIELE E UVETTA
Ammorbidire una
manciata di uvetta in una tazza di acqua tiepida. Nel frattempo mescolare 270
gr di farina, 100 gr di zucchero, 1 bustina di vanillina, 1 cucchiaino di
lievito, 1 uovo e 80 gr di burro morbido. Aggiungere 2 cucchiai di miele e
l’uvetta ammorbidita e lavorare l’impasto fino a formare un panetto omogeneo da
far riposare in frigorifero per 30 minuti. Trascorso questo tempo ricavare
i biscotti della forma desiderata e cuocere in forno a 180° per 10/12
minuti.
Inutile dire che
la tua consumazione è stata offerta dalla signora Ebe, contrita per averti
sommerso di chiacchiere per tutta la durata del pranzo.