La mia tribù |
Non è mai facile. Il tarlo mi stava già tormentando da due giorni nonostante tentassi, non sempre con successo, di scacciarlo dalla mia mente e dal mio cuore. Ho provato a fermare il tempo, a escogitare alternative, anche cercare nascondigli improbabili. Inutile, il calendario annuncia inesorabile il giorno della partenza. Come posso lasciare tutto questo? La natura incontaminata, il silenzio, la frescura, i colori e tutto ciò che mi lega a questo luogo? Come posso abbandonare i miei mici/amici che, dopo due settimane di pappe succulente e certe, dovranno nuovamente arrangiarsi elemosinando gli avanzi delle case o della taverna, cacciare in compagnia di volpi, furetti, tassi e istrici, oppure calarsi nei luridi bidoni della spazzatura per trovare un po’ di cibo? Mamma Gatta mi guarda dal tappetino azzurro mentre riempio le valigie, il suo sguardo liquido e triste sembra volermi salutare. Mi avvicino a lei, la accarezzo dolcemente, sussurrandole parole dolci. “Torno presto micina, aspettami”. I suoi prr prr echeggiano in tutta la casa, mancano solo sei settimane al nostro ritorno ma non so se ce la farà. E poi c’è Tommy che corre impazzito su e giù per la stradina accompagnandoci passo passo, come se avesse timore di vederci sparire da un momento all’altro. Cerco di consolarmi dicendomi che presto sarò di nuovo qui, mi guardo intorno e mi imprimo nella mente ogni dettaglio: le tendine nuove, i ninnoli, le foto delle nostre faccette sorridenti. La nostra amica Kathina si affaccia all’uscio con tre limoni succulenti, viatico per il nostro lungo viaggio, mentre la carissima Dina mi offre un vaso di tiglio essiccato per preparare ottime tisane rilassanti. Ho il cuore stretto in una morsa di tristezza, lacrime dispettose si affacciano tra le ciglia mentre abbraccio le mie amiche, Tommy mi salta attorno agitatissimo cercando di leccarmi le mani e la faccia. Avviamo il motore, chiudiamo le portiere, si parte. Tommy corre e corre dietro l’auto, le orecchie al vento, la lingua penzoloni, gli occhioni spalancati. Ancor prima di aver svoltato non lo vedo più, le lacrime me l’hanno nascosto. Annuso a pieni polmoni quest’aria profumata di resina e salsedine, cerco di calmare il mio pianto, Dimitra Galani in sottofondo ci accompagna per i numerosi kilometri che dovremo lasciare dietro di noi. Unica consolazione: una (due per lo stomaco insaziabile del Tatone!) succulenta pita me-ghiro nel solito, antichissimo, Kafenion del porto. Un ultimo sguardo al porto che si allontana, a questo Paese che amo tanto.
Mia cara che nostalgia...e che voglia di vedere quei posti di cui racconti...posta un pò di foto,fammi sognare che in questo periodo ne ho necessità ^_^
RispondiEliminaTi abbraccio
Monica
questi gatti tutti con i loro nomi sono stupendi!che bello quello che ci descrivi..ciao simona
RispondiEliminaCiao Amelie, che piacere conoscerti! Sono diventata subito tua follower! Quando vuoi passa da noi (http://cecieviola.blogspot.it), ti offrirò volentieri qualche ricettina!
RispondiEliminaCecilia
Quante emozioni in questo post Amelie!!!
RispondiEliminaAdoro te e il tuo grande amore per gli animali!!
Un bacione
Carmen
Deve essere davvero dura per te :-/
RispondiEliminaSpero la nostalgia lasci presto posto alla gioia di ritornare a casa.
ti abbraccio
Sara
Ben poche persone sanno esternare le proprie emozioni come te. E' sempre un piacere leggerti, anche quando parli di nostalgia.
RispondiEliminaDaniela
quando si lascia un posto tanto amato nn si può nn essere un pochino tristi...
RispondiEliminama sapere di poter tornare è una gran consolazione.
a presto Nahomi
Beh...io quando parto da qualsiasi luogo piango...non è facile lasciare posti e persone care, ma di sicuro porti con te tante emozioni e ricordi che nessuno ti potrà togliere e soprattutto potrai rivivere presto...Un bacione Micol
RispondiEliminaChe nostalgia questo post cara Amelie.... pensa che tornerai, ti abbraccio!!!
RispondiEliminati capisco, poi lasciare loro e sempre molto triste :( ti auguro di tornarci presto :) un bacione!!
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