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sabato 24 gennaio 2015

SOAP OPERA “PASSIONE MONDIALE” – TERZA PUNTATA

Il secondo Natale da sposini mi scoprii incinta. Pasqualino non stava più nella pelle, lavorava come un matto perché voleva comprare un corredino favoloso per il suo primo erede. Era certo che sarebbe stato un maschio. Da dove gli venisse questa certezza non lo so. Una volta non esistevano gli aggeggi e le diavolerie mediche del giorno d’oggi che ti anticipano il sesso del nascituro e scongiurano malformazioni.  Ai nostri tempi si andava dal ginecologo dopo almeno tre mesi che “non le vedevi”, quando ormai la pancia iniziava ad arrotondarsi e il medico non faceva altro che comunicarti la data presunta del parto. A me disse che avrei partorito a luglio. Niente esami, niente dieta particolare: “faccia la solita vita, signora, ci vediamo tra tre mesi”.
E io feci la solita vita: lavoravo in panetteria, tenevo in ordine la casa, sferruzzavo il corredino azzurro come voleva il papà. Stavo bene, il piccolo scalciava con forza – “sarà un grande calciatore” -  mangiavo senza ingrassare troppo. Solo un tarlo rodeva la mia testa: avevo una paura folle del parto. Troppi i racconti che avevo udito sin da bambina sugli atroci dolori che ti squartano le viscere mentre il neonato cerca di affacciarsi alla vita; terrificanti narrazioni ogni volta più truculente e ricche di particolari degne dei migliori film “di paura”. Spesso mia mamma mi sorprendeva con gli occhi spalancati mentre mi immaginavo stesa sul letto d’ospedale, legata e imbavagliata per non farmi gridare il male che mi avrebbe dilaniato la pancia. “Ma l’è un mal desmenteghin” cercava di consolarmi, affermando con forza che, appena posi gli occhi sul tuo bambino, tutto il dolore si dimentica. Ed è per questo che le donne partoriscono più volte nella loro vita! “Tranquilla amore mio, sarai bravissima” mi rinfrancava Pasqualino abbracciandomi. Negli ultimi mesi il terrore di partorire stava diventando un chiodo fisso. Per cercare di distrarmi Pasqualino una domenica mi portò allo stadio a vedere l’Inter di cui era tifoso fin da bambino. Non avevo mai messo piede al Meazza: mi colpì l’afa di Milano nonostante fossimo ancora in primavera, l’enormità della costruzione, la quantità impressionante di gente che poteva contenere. Mi sembrò gonfio come il mio ventre di quelle ultime settimane di gravidanza! Cercai di concentrarmi sul gioco. A un certo punto Pasqualino, vedendomi così assorta, mi chiese a cosa stessi pensando. “Ma secondo te, se tutta questa gente qui dentro è nata….allora anche io riuscirò a partorire, no?”

FINE DELLA TERZA PUNTATA

9 commenti:

  1. MI fai morire..... Pubblicità, come in tv!!!!!!

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  2. che fantasia, mi pace proprio tanto questa storia cosi' verosimile, mai pensato di scrivere per la tv?????Baci Sabry

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  3. Che forte la frase conclusiva di questa puntata!
    Io penso che il problema non sia partorire... ma tutto quello che viene dopo!!! =)))
    Dani

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  4. Pronta per il seguito, naturalmente, aspetto fiduciosa, bacioni

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  5. Mi sto follemente appassionando alla tua soap, a quando la prossima puntata???
    Sei troppo brava Amelie!!!
    Un bacio grande e buon inizio settimana
    Carmen

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  6. Mi ero persa le prime due puntate, ma ho provveduto a mettermi al passo, ed ora sono completamente presa da questa avvincente storia di vita, a quando il seguito????
    Complimenti hai un modo molto accattivante di scrivere!!!
    Baci

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  7. Appena la casa sarà presentabile, te la mostrerò molto volentieri! Bacioni

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  8. Sono proprio curiosa di leggere il seguito... ma ci sara'un finale a scelta?? Io adoro i lieti fini, quelli del fatidico.. e vissero felice e contenti! :-)

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  9. Amelie sei bravissima, ora attendo il seguito :)
    Un abbraccio, buon pomeriggio!!!

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Grazie per le vostre parole...